giovedì 30 novembre 2017

Un Pulitzer al giorno: La strada, Cormac McCarthy


La strada
Review by Wuthering Heights 
#UnPulitzerAlGiorno








Oggi inauguro la nuova rubrica "Un Pulitzer al giorno", sul blog; rubrica in cui parlerò appunto solo dei libri che hanno ricevuto un premio davvero prestigioso - il premio Pulitzer per la narrativa. 

Si tratta di un premio che viene assegnato ogni anno, dal 1948, ad un autore statunitense.

Il libro protagonista di questo articolo è La strada di Cormac McCarthy. 

Non fatevi ingannare dal piccolo spessore del romanzo, le 220 pagine de La strada sono intensissime e pregne di una potenza che mi ha lasciata decisamente provata. Provata, sì, ma anche soddisfatta per via dell'ottima lettura.

Questa è la storia di un padre e di un figlio, un uomo e un bambino che vivono in un mondo che noi non viviamo ma che possiamo immaginare. 
E' il mondo vagheggiato in centinaia e più pellicole cinematografiche, in altrettanti libri con tematiche distopiche e apocalittiche. Un mondo, quindi, dilaniato dagli orrori dei cambiamenti climatici e/o dalle guerre dovute alla barbarie degli esseri umani.

I due, da soli, devono attraversare il paese e raggiungere "il sud" per sfuggire al gelido clima di una America ormai selvaggia sotto ogni punto di vista. La crudezza delle condizioni atmosferiche è terrificante, ma ancora di più lo è l'evoluzione bestiale della restante umanità. I pochi uomini rimasti sono disposti a tutto; mangiano gli altri esseri umani, dilaniano la carne dei loro simili in modo brutale. Per questo motivo padre e figlio operano, parlando, la distinzione tra i buoni e i cattivi. Fare parte della categoria dei buoni è uno dei pochi motivi di conforto che hanno. 


" Perché noi siamo i buoni, vero papà?"
"Si, siamo i buoni."
"E non mangeremmo mai nessuno, vero?"
"Non mangeremmo mai nessuno."
"Ok."
"Ok."

La narrazione riesce a coinvolgere così tanto che è normale chiedersi come mai questo padre voglia costringere se stesso e suo figlio ad una traversata così irta di pericoli. Così disperata. La madre del bambino, infatti, ha deciso di disertare. Disertare dalla famiglia e dalla vita. E' partita, un giorno, preferendo la morte. Anch'io mi sono chiesta fino a che punto la sopportazione di un uomo possa spingersi; sapremmo trovare la voglia di vivere, in un mondo in cui la vita non c'è più? In cui la bellezza, come la intendiamo noi, è scomparsa.

La prosa di McCarthy è molto asciutta; le descrizioni sono feroci, non nascondono niente al lettore come niente viene nascosto agli occhi innocenti del bambino. In più non ci sono capitoli e paragrafi; è evidente, l'autore vuole dare al lettore l'impressione di stare compiendo un cammino che non finisce mai. Nessuna pausa o tregua. Le atmosfere cupe ricordano l'inferno dantesco; i due personaggi affrontano ambientazioni grigie e malate, coperte da distese di corpi carbonizzati i quali sembrano volere ancora urlare l'orrore vissuto. 

Ma nonostante l'orrore rappresentato con maestria, si fa anche esperienza della grande umanità rimasta in questa piccola famiglia. L'umanità che è nel bambino, il quale rappresenta una speranza. Non solo per il padre, ma per l'umanità intera. E l'uomo sembra esserne consapevole, ecco perché continuerà, fino allo strenuo delle forze, a condurre la marcia lungo la strada. Commovente è anche l'amore palpabile del padre per il figlio; l'estremizzazione di ciò che un genitore è disposto a fare per garantire la sopravvivenza del figlio.
Alcune scene potrebbero competere, per la loro crudezza, con qualche puntata di American Horror Story ( telefilm ) ma in altre echeggia un disperato grido d'amore. Rimanere svegli la notte, solo per sentire se il bambino è ancora vivo, e in continuazione cercare di trovare una soluzione dove soluzione non c'è. 

Sebbene McCarthy non faccia uso di "spiegoni" (espediente narrativo utilizzato in libri ambientati in un probabile futuro post apocalittico, per rendere più accessibile al lettore la trama) mi ha colpito il suo talento nel far intendere benissimo cosa è successo. I fantasmi di ciò che è accaduto appaiono in continuazione davanti agli occhi del lettore; ti seguono in ogni pagina. Sono i particolari a lasciare il segno, indizi che emergono qua e la nella narrazione e fanno la differenza. Una frase è capace di bucare lo schermo dell'immaginazione, mettere la pulce nell'orecchio e suscitare uno choc duraturo.

Ci sono tanti momenti terribili, così terrorizzanti da sembrare incubi, ma anche brevi momenti in cui è possibile percepire un barlume di umanità. In cui si respira l'umanità che è stata, e che non è più, ma che forse potrebbe tornare. Forse. 




Devi portare il fuoco.
Non so come si fa.
Sì che lo sai.
È vero? Il fuoco, intendo.
Sì che è vero.
E dove sta? Io non lo so dove sta.
Sì che lo sai. È dentro di te. Da sempre. Io lo vedo.



Questo è solo uno dei commoventi dialoghi tra padre e figlio. 
Dialoghi che sembrano avere un legame; quasi una lunga poesia dolce / amara destinata a continuare.


Consiglio La strada a tutti coloro che amano la letteratura, ma sopratutto ai lettori con una passione per le distopie. 

5 commenti:

  1. Ciao Giada! Trovo veramente carina l'idea di dedicare una rubrica ai premi Pulitzer.
    Io ho letto Middlesex, Pastorale americana e Una banda di idioti, tre libri che hanno lasciato in me qualcosa di veramente importante, anche se quello che ho apprezzato di più è stato Pastorale americana.
    La strada sembra pure fornire degli importanti spunti di riflessione, e spero di leggerlo al più presto perché i Pulitzer sono sempre una garanzia.

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    1. Ciao! Anche per me Pastorale Americana rimane al primo posto; un vero capolavoro. Indimenticabile. Non conosco, invece, Una banda di idioti. Di che parla?
      Ti consiglio davvero di leggere La strada, è un piccolo capolavoro. Resterà molto allungo nei tuoi pensieri.
      Un saluto!

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  2. Una banda di idioti è ambientato nell'America degli anni '60, e racconta la storia di Ignatius, un trentenne che se la prende con tutto e con tutti. E' una critica, a tratti ironica, del modello di vita americano che ancora oggi è in vigore.
    Particolare è anche la storia di come il libro sia venuto alla luce, infatti è stato pubblicato diversi anni dopo la morte dell'autore, grazie alla tenacia della madre che ha sempre creduto nell'opera del figlio.

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    1. Ho notato che alcuni premi Pulitzer sono poco conosciuti in Italia, infatti questo non lo conoscevo. Recupererò anche Una banda di idioti, presto o tardi.

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  3. Ciao Giada!
    Ti scopro per caso proprio grazie a questa rubrica che trovo molto interessante e che seguirò con piacere per spulciare qualche bel titolo :)
    Ovviamente, per restare aggiornata, mi sono iscritta ai tuoi lettori fissi e, se ti va, ti aspetto da me! Buone letture :)

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