domenica 29 aprile 2018

Le assaggiatrici di Rosella Postorino: Recensione

Le assaggiatrici, Rosella Postorino
Review by Wuthering Heights 












Quanti libri, nello spettro della fiction e della non fiction, sono stati scritti sul tema della seconda guerra mondiale? Un numero infinito.

Sono state scandagliate tutte le tematiche, anche le più avvincenti, ma l’autrice del libro Le assaggiatrici - Rosella Postorino - ha scovato un tema di cui nemmeno io avevo mai sentito parlare. 

Le assaggiatrici, di cui Adolph Hitler si serviva, per evitare l’avvelenamento.

Da amante della storia la prospettiva che il libro indaga mi ha subito interessato, mi ha incuriosito. 
E' affascinante e deprimente scoprire un nuovo lato di Hitler -  se vogliamo anche più umano. Il lato personale di un uomo terribile, ma pur sempre un uomo per il quale il semplice processo di alimentarsi costituisce una ossessione. 

La prima domanda che mi è venuta spontanea, anche prima di leggere il libro, è stata: Come mai erano solo donne a fare da assaggiatrici? 
La risposta è venuta durante la presentazione del libro a cui ho assistito. E' stata l'autrice stessa a rimarcare quanto il regime nazista fosse maschilista. E poi, nel libro, viene spesso ripetuta una frase che fa drizzare le orecchie. Le donne sono come la massa; la massa è come le donne. Abbandonate, cieche, da guidare forse.

Rosella Postorino, come ha raccontato durante la presentazione, ha tratto ispirazione da un articolo che parlava di una delle ultime assaggiatrici di Hitler. Il suo libro è una libera interpretazione della vita di quella donna che visse sul suo corpo la guerra, in un modo particolare. Ma non meno intenso.

Cosa ho apprezzato del libro: innanzitutto la prosa. Rosella Postorino conosce senz'altro tutti gli artifici del mestiere. Usa le parole in modo accurato, spesso tagliente, e riesce a descrivere il mondo sensoriale della protagonista in modo ottimo. Basta una frase, o qualche parola, e riusciamo a figurarci il corpo di lei, il dolore, le tenebre che la avvolgono. Ma anche il piacere, un piacere colpevole.

In secondo luogo, il mondo metaforico che c'è nel libro. Il cibo diventa una metafora esattamente come il corpo, e queste metafore sono scandite alla perfezione. Corpo e cibo possono rappresentare uno strumento di piacere e uno strumento di dolore; attraverso il cibo il corpo cambia, vive o muore.
Il cibo è un pericolo dice la madre di Rosa Sauer ( la protagonista ) Mangiare è pericoloso


Ma è solo quando Rosa diviene a tutti gli effetti una assaggiatrice che si rende conto di quanto il cibo sia pericoloso. Ogni boccone potrebbe letteralmente essere l'ultimo che introduce.

Mangiare significa vivere, per lei e le sue compagne, ma potrebbe significare morte.

Il corpo è l'altra metafora affascinante. Durante la guerra, come ci insegnano libri ben più famosi di questo, libri che abbiamo studiato anche a scuola, il corpo di un uomo viene sempre fatto oggetto di mortificazione. I corpi sono dimenticati, maltrattati, violentati in ogni modo.

E se un corpo volesse sopravvivere, invece? Se ai desideri morali si sovrapponesse il richiamo della vita? Questo è un tema davvero molto importante, oltre che affascinante, perché, sembra volerci dire la Postorino, non dobbiamo mai dimenticare di essere fatti di carne. Siamo umani, nonostante la gran quantità di ambizione e idealismo.

Il corpo che cambia, che desidera. Brama la  sopravvivenza.  Ha bisogno anche solo di un abbraccio, un contatto con un altro corpo umano. 

Oggi ci potrebbe sembrare assurdo - la mancanza di un abbraccio - perché ne riceviamo tanti, ma in tempo di guerra non era affatto scontato dovere aspettare mesi, anni, una vita per ricevere contatto umano.  Si rimaneva soli oppure si era destinatari di altri tipi di contatto: mi riferisco alla violenza.


La cosa che ho apprezzato un po’ di meno, nel corso della lettura, è stata l'insistenza della storia d'amore di Rosa Sauer con un tenente delle SS. 
Penso che sia stato un elemento importante, della trama, ma mi sarebbe piaciuto leggere di meno dei loro incontri. Avrei preferito uno sguardo più ampio sul lato della guerra. Però mi rendo conto che questo è un romanzo che si basa su una prospettiva più intima, non voglio dire "femminile" ma certamente posso dire "umana". 

E' un libro intimo, legato ai sensi e alla vita.

Ci sono molti spunti, nel libro, da cui trarre argomenti di riflessione, e per questo motivo va sicuramente promosso. 

Durante l’incontro con l’autrice ci sono stati momenti di condivisione; ragazzi hanno letto alcune parti del libro che avevano suscitato interesse e pensieri.

In quanto a me, oltre a tutto quello che ho già detto, ho riflettuto anche su qualcos’altro. Recentemente ho letto Il racconto dell’ancella e sono rimasta colpita dalla sensibilità e la forza della voce della protagonista. 
Le vicende erano narrate in prima persona, viste attraverso una lente di ingrandimento soggettiva, e lo stesso accade ne Le assaggiatrici.

Mi sono chiesta: il pubblico ama leggere il punto di vista femminile? E’ anche questo il motivo di successo di romanzi come questi citati? ( Che sì, sono romanzi molto diversi l’uno dall’altro eppure con dei lati in comune. ) 

Siamo arrivati alla fine di questa recensione, e voglio consigliarvi qualche altra lettura in tema. Se siete interessati al nazismo, alla seconda guerra mondiale, o anche all’ebraismo, vi consiglio di recuperare qualche titolo che io ho letto nel mese di gennaio 2018.

La graphic novel Anna Frank - diario, di recente pubblicazione, racconta in modo più sintetico ma ben fatto il diario di Anna Frank; Il bambino col pigiama a righe, un classico ormai, è stato ristampato in una nuova versione per festeggiare il primo decennio dalla sua pubblicazione. I disegni e i colori sono un colpo al cuore, accompagnati dalle parole dell’autore. Di cosa parliamo quando parliamo di Anne Frank, è una raccolta di racconti straordinari dello scrittore Nathan Englander. 

E per chi è interessato ad un altro aspetto della guerra, quello della resistenza, consiglio assolutamente Gli aquiloni di Romain Gary. Un piccolo gioiello.

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