domenica 26 marzo 2017

La saga dei Cazalet: Il tempo dell'attesa

Da diverso tempo, ormai, avevo dimenticato la sensazione un po' ossessiva e globale che dona la lettura di una saga. Col tempo si cresce, e maturano anche gusti e inclinazioni, alcune cose non ci piacciono più e il distacco può essere meno amaro di quanto si potrebbe pensare. Altri amori invece sono destinati a rimanere e ad evolversi in meglio: è quello che ho compreso definitivamente adesso che ho in lettura la Saga dei Cazalet.

Un buon libro genera sempre interrogativi e il primo dei molti, in questo caso, è stato come mai non avessi mai sentito parlare di Elizabeth Jane Howard. Devo ammetterlo, prima di venire irrimediabilmente attratta dalle bellissime copertine – Fazi editore docet – e pur essendo una appassionata di letteratura inglese, non la conoscevo. E che grave lacuna, sarebbe stata, visto quanta bellezza mi sta donando.
Nella recensione sul primo volume della saga (Gli anni della leggerezza), avevo parlato di un grande banchetto famigliare; oggi vi racconto di un lunghissimo concerto dalle tonalità imprevedibili.
E' arrivata la guerra, nella vita e negli animi dei Cazalet, e come una nube essa copre la vita interiore oltre che quella esteriore e visibili dei tanti, sempre ben delineati personaggi. Si tratta di un romanzo corale, così vivido, e le emozioni viaggiano in relazione alle prerogative di ognuno, all'età di ognuno. La caratterizzazione è così vivida e precisa; sembra di essere davanti ad un antico cinematografo, a lasciarsi incantare dalle immagini d'epoca che esso trasmette. La scrittura della Howard è infatti riassumibile con una parola: ipnotica.

Il tempo dell'attesa è narrato seguendo sopratutto le storie personali delle tre giovani donne della famiglia. Si alternano, quindi, i punti di vista delle piccole Polly, Clary e Louise. E poi, qua e là, un tuffo nella famiglia. Potrebbe sembrare un marasma, quell'alternarsi continuo di attori, sul palcoscenico, ma non è così. La prosa navigata della autrice inglese riesce a rendere interessante, appetibile, qualsiasi punto di vista e qualsiasi sbocco narrativo.
Il talento sta nel suscitare quell'interesse che si tramuta in affetto, curiosità e divertimento. Ma non è solo questo, a rendere la scrittura di Elizabeth Jane Howard irresistibile. E' il modo in cui spinge il lettore a trarre delle conclusioni, a porsi delle domande e riflettere. Riflessioni che non sono mai scontate, perché riguardano tematiche comuni a tutti gli esseri umani, ma particolareggiate da situazioni che forse noi non vivremo mai. La guerra, ad esempio.

La famiglia, specialmente se numerosa, assomiglia ad un continuo pranzo – una metafora calzante e indimenticabile nei Buddenbrook – ma può diventare una prigione. Ecco uno degli interessanti spunti di riflessione: quando, la società inglese, ha smesso di imporre queste prigioni dorate? Mi riferisco a determinati modus vivendi che andavano rispettati; mi riferisco a strutture mentali e sociali da cui non era possibile scappare. L'influenza di questa società ancora vittoriana, in un certo senso bigotta, spingeva non solo a perorare un certo tipo di comportamento ma anche a credere profondamente in esso! Rachel – paradigma perfetto della delicata e gelida rosa inglese – rappresenta una trappola per se stessa e per gli altri. Ama, ma non troppo, e non permette agli altri di amarla con la naturalezza che l'amore chiede a gran voce. E' una donna che soffre in silenzio, che non alza mai la voce e si destina da sé ad una strada incolore.
Un esempio perfetto di donna che non fa rumore, che non deve, e che incredibilmente viene considerata pienamente soddisfatta della sua vita. A decine, nel romanzo, le frasi che la danno come perfetto esempio di virtù e abnegazione ma, al contempo, di completa felicità. O forse, nessuno fa veramente caso a lei? E poi, può una virtù del genere, un rinnegare totalmente il proprio corpo, sposarsi con la felicità?

Ecco un esempio degli interrogativi che l'opera della Howard sa suscitare.
Non ci vengono risparmiati i rapporti tra genitori e figli – a volte tanto dolorosi e sbagliati da scivolare nelle morbose molestie di un padre – e le difficoltà che comporta essere sposati o anche essere soli. La solitudine, un tema centrale, che si tratti della istitutrice, l'anziana e abbandonata Miss. Milliment, oppure dei tanti bambini che si trasformano in adolescenti. La solitudine è una presenza costante che accompagna desideri inespressi, paure, sguardi racchiusi dentro scenari che diventano giorno dopo giorno sempre più limitati. Quindi ecco gli interrogativi delle persone più giovani: E se la guerra continuasse per sempre? Se la guerra continuasse e divorasse la mia giovinezza?

Altro affascinante quesito che mi sono spesso posta, leggendo: quanto ci sarà di autobiografico in questa storia? So che la Howard era figlia di una ballerina e di un commerciante di legname, che la sua vita in famiglia fu rovinata dalle molestie del padre e dalla depressione di una madre probabilmente debole e poco amorosa. E poi? Ho rintracciato parti di lei nei vari personaggi e, d'altronde, non è spesso nei personaggi che gli autori lasciano convergere i loro più profondi temi personali?
L'attrice che era stata Elizabeth Jane Howard in Louise, così come in questo personaggio sono riposti i dolori di un padre che non sa comportarsi da padre; Clary dovrebbe essere la sua parte da scrittrice. E così via.
Supposizioni che confermano solo quanto davvero io stia adorando questa storia, avranno una svolta il giorno in cui potrà stringere tra le braccia la biografia dell'autrice che uscirà ad aprile (sempre per Fazi editore). 

Wuthering Heights
Spero di avervi invogliato a dare una possibilità a questa bellissima opera. Se inizierete a leggere vi assicuro che entrerete in una spirale di dipendenza positiva e avrete avanti a voi un sacco di gioia.

Oggi, inoltre, ricorre anche il compleanno di Elizabeth Jane Howard, nata il ventisei marzo del 1923. Rivolgerle un pensiero era d'obbligo.


Ringrazio chiunque abbia letto questa recensione e vi ricordo che potete trovarmi anche su altri social network, se vi va di scambiare qualche pensiero! E voi? State leggendo la Saga dei Cazalet? E se ancora no, cosa state leggendo? Fatemi sapere!


           Wuthering Heights 




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