domenica 2 aprile 2017

Poesia, riflessioni amletiche e scrittura di gran classe: il nuovo McEwan


Ian McEwan: Nel guscio


Nel guscio, di Ian McEwan 

Una corsa perfetta, ironica, arguta. Mi è sembrato di stare sorseggiando Sancerre Chavignol tutto il tempo, di ubriacarmene con grazia. E tutto in compagnia di una piccola, saggia divinità dei tempi moderni. E poi, infondo, c'è la storia dell'amore più antico del mondo.


La storia del mio interesse per Nutshell ( in italiano è appunto — Nel guscio ) inizia molti mesi fa. Mi trovavo in una delle librerie che frequento di solito e, giacché sono campionessa nell’intravedere i libri che mi piacciono, l’ho visto subito. Il nuovo libro di uno dei miei autori preferiti, giunto direttamente dall’Inghilterra e fresco di stampa. Meraviglia e sgomento: la prima perché, letta la trama, sapevo di desiderarlo senza freni, e il secondo per il prezzo. ( Ben trentadue euro. Come un testo universitario) Decisi di aspettare che venisse tradotto e, nel mese di marzo, l’ho finalmente letto. Come spiegare la bellezza della prosa di McEwan? Chiudete gli occhi e immaginate di trovarvi dentro una cattedrale; sentite quel maestoso silenzio, assaporatelo, e poi osservate le volute, gli archi e i tramezzi di questa architettura senza cedimenti. Vi sembrerà di abitare una dimensione perfetta: è questo il talento dello scrittore inglese.  
Il 2016 è stato l’anno in cui ho scoperto Ian McEwan e da allora non ho fatto altro che accumulare i suoi romanzi. Ci sono autori da cui non ti separi mai, che raccogli e nascondi quasi stessi costruendo un piccolo nido attorno a loro. Sono amante della letteratura inglese ottocentesca, ma grazie a McEwan ho ampliato i miei orizzonti. Consiglierò sempre a tutti di leggere le sue opere. 



  Un Amleto moderno  
“ Oddio, potrei anche essere confinato in un guscio di noce e sentirmi il re di uno spazio infinito — se non fosse la compagnia di brutti sogni. ” 

Ma di cosa parla esattamente Nel guscio? La storia viene raccontata da… un feto. Il piccolo, dall’interno dell’utero di sua madre, assistente impotente — come spesso ha modo di ripetere — ai disegni assassini della mamma e dello zio nei confronti del padre. Madre e zio sono spinti dalla cupidigia e da una fredda bramosia di denaro. Il minuscolo pensatore, dall’interno del suo “guscio”, registra con singolare acutezza e metodicità ogni  particolare di quel piano che i due malefici parenti mettono a punto.
Ma non solo, il piccolo è bravissimo a raccontare le sensazioni di sua madre, come se queste si riverberassero fino a lui in modo perfetto. O forse dovremo dire che McEwan è bravissimo, a rendere vitale, palpabile, il rapporto di completa simbiosi di una madre e del figlio che sta aspettando.  Molte sono le pagine divertenti, brillanti, anche liriche in cui veniamo introdotti dentro un punto di vista quanto mai originale e pungente. 


“Mi piace godermi un bicchiere insieme a mia madre. Può darsi che non vi sia mai successo, o magari avete dimenticato l’esperienza di un  buon Borgogna (un suo favorito) o un buon Sancerre (altro favorito) decantato da una placenta in buona salute.”

Il rapporto di simbiosi, tra madre e figlio, tuttavia sembra essere a senso unico. Ci accorgiamo presto che Trudy — la madre — non tiene alla sua gravidanza o, se ci tiene, non lo mostra affatto. Tutte le energie della donna sono finalizzate a combattere lo stato d’ansia che l’obiettivo assassino le pone; esattamente come tutti i pensieri del piccolo protagonista sono diretti a capire la madre, a sentirla attorno a se, parte del suo mondo, casa attorno a lui. Una casa che, immagina con terrore, presto non avrà più. Perché una volta abbandonato il nido materno, è sicuro — verrà ceduto a terzi come un pacco. 
Con che sguardo disincantato viene esposto il punto di vista di una vita che ancora non può essere chiamata vita a tutti gli effetti. Una vita in germe, pronta ad essere ma che ancora non è. E maggiore è la sensazione di non essere desiderato, più si palesa la voglia di essere. In barba alle decisioni altrui.
La descrizione aulica e poetica, a tratti, di McEwan, ci trasporta anche verso la poesia; i richiami poetici accompagnano la narrazione, e non si tratta solo della vicinanza della storia all’opera di Shakespeare, ma di citazioni per bocca del padre - vittima. Seguono riflessioni sul mondo moderno, sui rapporti tra padri e figli, madri e figli, mogli e mariti e amanti. Su Londra, sul viaggio, semplicemente sulla vita e su cosa significa davvero essere vivi. 
Ne vale sempre la pena? Vale la pena di nascere nel nostro mondo? In un mondo in cui qualsiasi rivolgimento potrebbe accadere e cambiare tutto.
I temi che Ian McEwan tratta spesso, sono quelli dei rapporti famigliari disastrosi; da una decisione, una frase, potrebbe nascere un uragano. Piccoli universi nefasti sono racchiusi in un semplice ambiente domestico. 

Perché leggere Nel guscio, quindi? Se siete in cerca di una lettura che vi faccia riflettere e insieme vi diverta e terrorizzi, è senz’altro il libro che fa per voi. Di certo la prosa di McEwan necessita di tempo; non pensate di potervi immergere in una accogliente storia che vi lasci comodi, a poltrire. I suoi libri esigono concentrazione e interesse. Ma sarete ripagati e vi sentirete arricchiti. 

2 commenti:

  1. Bellissima recensione! Ho aggiunto il romanzo in wish list *-*

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    1. Ciao Sara, mi fa piacere di averti avvicinata a questo strepitoso romanzo! Quando lo avrai letto fammi sapere il tuo pensiero. :)

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