by Wuthering Heights
Oggi voglio consigliarvi tre raccolte di racconti diversissime l’una dall’altra, ma con una cosa in comune: appassionano alla lettura.
Esistono varie tipologie di lettore e, per quanto mi riguarda, sono sempre stata la tipica lettrice da big books. Cosa sono i big books? I grossi libri, quelli che superano le cinquecento pagine abbondantemente. E ancor meglio, se i big books sono anche sad. Cioè tristi; viva i grossi mattoni che ti fanno piangere e distruggono l’anima. Al momento sono addentrata in un classico della letteratura mondiale, I fratelli Karamazov, e non potrei essere più felice di così.
Ma i racconti? Sono una categoria un po’ messa da parte. E’ il romanzo, a farla da padrone, nell’industria del libro? Sì, è la risposta.
Eppure, se riflettiamo, abbiamo tutti iniziato a leggere con dei racconti. Le favole che ci leggevano da bambini, sono dei racconti. Il racconto è considerato uno strumento per iniziare a fare amicizia col mondo della letteratura; è una sorta di zattera, di prima vela. Un rifugio.
Accade così, iniziamo col racconto e poi lo abbandoniamo man mano che passano gli anni. C’è quasi una sorta di orgoglio, in tutto questo: entrati nell’età adulta, affrancati dai primi approcci col mondo dei libri, decidiamo che possiamo anche fare a meno di storie brevi e leggiamo tutt’altro. Dalle rinunce spesso nascono grandi sbagli.
In questi ultimi mesi ho letto tre bei libri di racconti: si tratta di Storie ciniche di un famoso autore inglese William Somerset Maugham; L’ho sposato lettore mio, raccolta di racconti con un tema specifico e cioè Jane Eyre; L’amore prima di noi, della autrice italiana Paola Mastrocola.
Cosa rende le raccolte di racconti così piacevoli e cosa, invece, potrebbe scoraggiare un lettore? I racconti, che siano legati da un filo conduttore, oppure che vadano per conto loro, sono una boccata d’aria fresca. C’è qualcosa di perfetto nel leggere un racconto scritto bene — è ininfluente il numero delle pagine — e si prova una sensazione di autentica felicità. Si tratta di entrare in un piccolo mondo, apprezzarlo e poi uscirne velocemente.
Chi preferisce stabilire un rapporto di vicinanza con un libro, è ovvio che preferirà calarsi dentro un romanzo. Proprio la brevità del racconto potrebbe scoraggiare un lettore non abituato. Ecco perché ho deciso di proporre tre raccolte molto diverse che vi aiuteranno a entrare a capofitto in questo genere secondo me un po’ sottovalutato dalla massa.
W. Somerset Maugham è stato un autore inglese geniale. Famoso per titoli come Il velo dipinto e Schiavo d'amore, ebbe una vita avventurosa. Fu medico, frequentatore dei salotti mondani londinesi e viaggiò spesso nelle colonie britanniche. Proprio a questi viaggi, e alla commistione di tanti elementi nella sua esistenza, si deve la sua brillante prosa. Mi sono avvicinata a Storie ciniche per caso; mi trovavo in libreria, per dare un’occhiata innocente agli sconti di Adelphi, e sono stata attirata dalla bellissima copertina. L’ho comprato e letto immediatamente.
Si tratta di una raccolta che indaga il tema del cinismo. Vengono narrate in modo sapiente, ironico e sciolto, le peripezie di donne e uomini che definire cinici sarebbe riduttivo. Avventurieri, donne obese, furbi e disillusi, sono fotografati nelle loro attitudini da cui faticano a liberarsi. In alcuni casi la furbizia di un personaggio è rovina di un altro; quella cattiveria sottile, mai rivelata ad alta voce, si insinua come un tarlo tra i rapporti di coppia o di amicizia. Spesso la risoluzione di un caso, di una storia, è nascosta tra le ultime righe, nelle ultimissime pagine, e risulta sempre brillante. Avvincente, questa scrittura, è la tipica narrazione che da dipendenza e da cui non ci si può staccare fino ad avere concluso. Avete presente quando mangiate una ciliegia e ne prendete subito un’altra? Ecco il termine di paragone adatto. Iniziate questa raccolta e non vorrete più che finisca.
A chi consiglio questa raccolta? A tutti, nessuno escluso. I racconti sono molto brevi, a volte non superano le sei o sette pagine. Vi strapperanno sempre un sorriso e vi faranno riflettere sullo spietato cinismo, la solitudine e l’incapacità di esser felici da cui, spesso, gli esseri umani si lasciano contagiare. E poi è davvero difficile non lasciarsi ammaliare da una prosa tanto raffinata come quella di Maugham.
Bonus: chi ama alla follia l’umorismo inglese avrà pane per i suoi denti.
L’ho sposato lettore mio è tutt’altro.
Cosa c’è di più bello, quando si ama un libro, che approfondire l’argomento? Il 2016 è stato un anno importante per tutti gli amanti di Charlotte Brontë, ricorreva il duecentesimo anno dalla nascita dell’autrice inglese.
Per farle omaggio, Tracey Chevalier ha chiesto a diverse scrittrici inglesi contemporanee di scrivere un racconto ispirandosi a Jane Eyre, libro più famoso di Charlotte.
Il risultato è stato questo libro, il cui titolo è una delle citazioni più amate della letteratura inglese ottocentesca. Questo titolo — proveniente sempre da Jane Eyre — evoca stralci di femminismo, di indipendenza e, perché no?, di un lieto fine auspicabile per tutti.
Non pensate di trovare racconti che parlino direttamente di Jane, oppure di Mr. Rochester; la storia originale della Brontë è servita da ispirazione per trattare tematiche vicine al cuore delle autrici.
Nella corposa raccolta troverete storie di donne, felici oppure no, ma sempre molto intense. Non mi sono piaciute tutte allo stesso modo; alcune mi hanno colpito veramente molto, come ad esempio il racconto “La testimonianza di Grace Pool”, in cui a parlare è l’invisibile Grace, donna che, nel romanzo, si prendeva cura della donna folle confinata all’interno delle stanze più arcane di Thornfield Hall; “Lei mi ha sposato, lettore mio”, che da voce a Mr. Rochester stesso; “La china di Buenos Aires”, storia di una giovane donna argentina; “Il matrimonio di mia madre”, divertente e pungente al tempo stesso; “E’ vita da uomini, signore mie”. Solo per citarne alcuni.
Alcune autrici hanno dato spazio al retelling — genere che bisogna spesso prendere con le pinze — dando sfogo ad una visione inquietante e interessante del romanzo; altre hanno preferite estrapolare, dalla marea di tematiche, un concetto a loro caro e costruirci al di sopra una storia tutta nuova.
Ad ogni modo, è pur sempre un tentativo di rendere omaggio ad una scrittrice importante. E’ stato bello sapere, scoprire, quante donne - scrittrici hanno avuto una sorta di battesimo grazie alla storia di Jane Eyre. Spesso, come viene in questo caso dimostrato, da una idea possono nascere una valanga di storie, di vite, e di esperienze.
A chi consiglio il libro? Agli amanti di Charlotte Brontë, di Jane Eyre, della letteratura vittoriana in particolare e della letteratura in generale. Ai femministi (perché voglio pensare che non ci siano solo “le femministe”) e a chi vuole esplorare, ricordare, la storia di Jane Eyre. E perché no? Anche per chi non la conosce ancora, ma vuole addentrarvisi. Sarà sicuramente una lettura piacevole, che non stancherà e che produrrà degli ottimi spunti di riflessione. Da rileggere, sicuramente.
Con L’amore prima di noi entriamo in un mondo a parte.
Ho scoperto Paola Mastrocola proprio con questo libro — anche se nel frattempo poi ho letto “Non so niente di te” — e sono rimasta incantata. Incantata è la parola giusta per descrivere la meraviglia pura che questo libro mi ha regalato.
Anche questa raccolta ha una specificità, ed è l’amore. Il libro è strutturato in capitoli e ognuno ha un tema. L’amore è: rapimento, ombra, fuga, sguardo, eccesso, divieto, viaggio, segreto, dono, il mondo.
Quindi, in relazione al titolo del capitolo, vengono raccontate le storie dei miti greci più famosi.
La bellezza particolare della raccolta è data dalla prosa; l’autrice ha adottato una prosa che si accorda perfettamente con lo stile del mito. Senza utilizzare virgolette, per far parlare i suoi personaggi, ci racconta ancora le storie di cui abbiamo sempre sentito parlare e di cui io sentivo la mancanza.
"I miti sono storie che tutti conosciamo, o che ci pare di conoscere, da sempre. Anche se li dimentichiamo, essi restano in noi dimenticati, e basta un nulla a riportarli in superficie. Sono nell'aria, aleggiano, abitano il mondo. E abitano anche al fondo di noi."
La ragione per cui ho adorato questa raccolta di racconti ce la offre l'autrice stessa, nella nota alla fine del libro. Ho sempre amato i miti perché sono sempre stati dentro di me, e ci saranno sempre. Quando ne avrò bisogno, quando vorrò ritrovarli e lasciarmi cullare allora li chiamerò alla memoria. Per terminare questo libro ho impiegato molto tempo, diversi mesi, appunto per poter godere appieno della chiamata che queste storie hanno nei miei confronti. E ho fatto bene.
Bisogna sorbire questi racconti allo stesso modo in cui si beve una tisana rinfrancante alla sera.
A chi consiglio questa lettura: a tutte le persone per cui il mito è un richiamo imprenscindibile.
Spero che questo articolo vi sia piaciuto!
Fatemi sapere se avete già letto questi libri e se, come me, li avete amati.
Se volete scrivermi, qui sul blog ho messo tutti i miei social.
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