My
Cousin Rachel
Review
by
Wuthering Heights
Ho
sempre avuto l'abitudine di leggere prima un libro, e poi andare a
vedere la trasposizione cinematografica che ne è seguita.
Questa
volta è stato il turno del romanzo della scrittrice inglese Daphne
du Maurier, col suo Mia
cugina Rachele.
Avevo
sentito parlare della scrittrice in questione, ma solo da
pochissimo ho preso la decisione di affrontarla, e giusto ieri sera
ho finito quello che considero un vero capolavoro.
Ma
iniziamo riassumendo un po' di trama!
Al
centro degli eventi è Philip Ashley, giovane orfano cresciuto sotto
l'ala protettrice di un cugino molto più grande e da lui molto amato
– Ambrose Ashley.
Ambrose
è uno scapolo ed un possidente, in Cornovaglia; Philip
è il suo unico erede.
La
vita del ventitreenne Philip prosegue placida, fino a quando Ambrose
non decide di trascorrere i suoi inverni fuori dall'Inghilterra per
motivi di salute. Durante la permanenza in Italia, Ambrose conosce e
si innamora di una sua lontana parente. Egli sposa la donna –
Rachel – poco dopo, e non fa più ritorno a casa. Muore in
circostanze misteriose, su cui si staglia la figura di questa
affascinante donna per metà inglese e per metà italiana.
Philip
corre a Firenze, spinto
da stranissime e
preoccupanti missive, ma è
troppo tardi, gli viene detto che l'amato parente è morto a causa di
un feroce tumore al cervello.
Poco
più tardi del suo ritorno presso la tenuta inglese, Rachel stessa
farà l' entrata in scena.
Mi
sento di definire questo romanzo in molti modi.
Potrebbe
essere un romanzo storico, benché non venga mai specificato il
periodo in cui gli eventi accadono, così come non viene mai rivelato
il nome della tenuta appartenente agli Ashley; potrei anche definirlo
thriller psicologico. Di certo è un grande romanzo di illusioni. E
anche uno studio accuratissimo sull'essere umano, non solo in quanto
essere vivente, ma nella sua separazione di genere. Un romanzo sugli
uomini e le loro peculiarità, le donne e le loro peculiarità
particolari. E, sopratutto, su come gli uomini vedono le donne e
decidono di affrontarle. In ultimo è anche un romanzo che parla d'amore, e d'ossessione.
Philip
Ashley mi ha colpito sin dall'inizio, per la chiarezza con cui viene
descritto.
E'
un personaggio che sembra venire da un altro mondo; ha vissuto tutta
la sua esistenza circondato da soli uomini. Sua madre è morta
prematuramente, tanto da non lasciargli veri ricordi che lui possa
custodire; la sua tata viene cacciata da Ambrose, quando il piccolo
ha solo tre anni, e tacciata di incompetenza. Tutti i domestici,
presso la tenuta, sono uomini. Non c'è nemmeno una domestica.
L'unico essere di sesso femminile, che Philip abbia conosciuto e
frequentato, prima dell'incontro con Rachel, è la figlia del suo
padrino – Louise.
Ma
Louise non viene nemmeno considerata “donna”, bensì una bambina
ed una creatura da cui Philip non si sente in alcun modo ne attratto.
E'
un mondo misogino, quello in cui Philip è cresciuto. Ambrose ha
instillato in lui una sorta di ancestrale pudore; gli ha lasciato in
eredità un codice di valori che, se di primo acchito, può sembrare
giusto e ammirevole, dopo una più attenta riflessione non si è
certi che lo sia più.
Philip
ha condotto una vita tranquilla, scandita da routine placide e da un
forte attaccamento per la sua terra, quando lo incontriamo la prima
volta. E' un giovane senza esperienza del mondo e delle donne; è una
personalità ancora in divenire. Un ragazzo ancora immaturo.
Rachel compare agli occhi del lettore ben prima della sua vera comparsa sulla scena.
E' Philip a rappresentarla nella propria fantasia, a dipingerne decine e decine di immagini. Chi potrà mai essere quella creatura oscura? Una bugiarda e una intrigante, oppure una vedova piena di debiti? Chi è, questa donna che ha iniziato a tormentarlo sin dal suo matrimonio con Ambrose?
E' Philip a rappresentarla nella propria fantasia, a dipingerne decine e decine di immagini. Chi potrà mai essere quella creatura oscura? Una bugiarda e una intrigante, oppure una vedova piena di debiti? Chi è, questa donna che ha iniziato a tormentarlo sin dal suo matrimonio con Ambrose?
Sì,
chi è davvero Rachel? Forse non lo sapremo mai, visto che il romanzo
è raccontato dall'io narrante di Philip Ashley. Questa donna è
raccontata sempre attraverso l'obbiettivo di qualcuno e mai
direttamente. E sappiamo bene che l'occhio umano può essere distorto
da innumerevoli complotti interiori.
Viene
descritta come una donna minuta, di mezza età ( sebbene abbia 35
anni! Solo dieci più di Philip!), e dotata di una bellezza che si
svela poco a poco.
I
dettagli del suo vissuto sono disseminati in tutto il romanzo; sono
degli indizi che spetta al lettore saper cogliere. Viene detto che
viene da una famiglia instabile, che si è sposata giovane ad un
italiano che è morto in duello. Vengono dette innumerevoli cose,
tessuta una trama dai fili sottilissimi.
“Rachel
è una donna di impulsi”
è la descrizione che viene più spesso fatta nei suoi confronti. E lei stessa si definisce così.
E'
una donna abituata ad andare via quando ne ha bisogno, a cambiare
aria, a cercare avventure. Uno spirito libero, in parole povere. E
può una donna essere uno spirito libero, all'interno della società
inglese? Bisogna pensarci un po' su.
Ma
cosa vuol dire davvero, essere una donna di impulso? Io penso che
questa caratterizzazione in realtà abbia un destinatario più ampio:
il genere femminile.
Grande
è la riflessione di Philip sulla “donna” come essere
completamente diverso da lui e distante quanto potrebbe esserlo un
altro pianeta dalla terra. Le donne pensano in maniera diversa da me,
da noi, ripete spesso Philip nei momenti di maggiore tensione
interiore. Cosa potrà mai nascondere, Rachel, dietro quel sorriso
che sembra esplodere come una bolla? A me ha molto ricordato il
sorriso della Gioconda. Niente di più misterioso e femminile,
quindi.
E
come Philip non capisce Rachel, allo stesso modo sminuisce la sua
compagna di giochi dell'infanzia ( Louise). Nel corso di tutto il
libro, anche mentre Philip si innamora di Rachel e ne è
ossessionato, continua ad avere un giudizio poco lusinghiero su di
lei e sulle donne. Su tutte le donne. Mrs Pascoe ( moglie del
Vicario) è una vecchia megera; le figlie di quest'ultima sono delle
sciocche ciarliere. E così via.
Sarà
vero amore, quello di Philip? Oppure è solo il frutto della prima
ossessione di un ragazzo verso un mondo totalmente sconosciuto,
quello della femminilità?
Di
certo ho trovato nel romanzo passaggi di intensità strabiliante e di
tenerezza disarmante.
I
remembered that in the morning, when she cried, she had rested her
head against my heart. I had put my harms about her, for a moment,
and laid my face against her hair. I wanted it to happen again. More
than anything I had ever known. But tonight she did not cry. Tonight
she did not come and rest her head against my heart. She stood there,
holding my hands.
"I'm
not good to you", I said; "I only want you to be happy".
In
passi del genere è visibile tutto l'uomo innamorato, l'uomo devoto,
e i dubbi vengono dissipati. In realtà, mentre leggevo, non ho mai
dubitato che Philip fosse innamorato di questa donna.
Ma
quale donna? Superata la metà del romanzo, alla creatura dolce e
brillante che abbiamo conosciuto, si sostituisce, gradatamente, una
ironica e fredda. Ecco che la consapevolezza di trovarsi di fronte ad
una sconosciuta cresce nel giovane; e con questa consapevolezza anche
la sofferenza atroce.
Raramente
ho visto un personaggio soffrire tanto per amore, e non solo!
Questa
grande sofferenza sembra coprire tutto, insinuarsi nel sangue oltre
che nei pensieri, e far ammalare Philip sempre di più.
Se
nella fase dell'innamoramento, esce da quello statico torpore che lo
aveva sempre accompagnato, e diventa più acuto, predisposto a notare
cose, avvenimenti anche naturali, che prima non vedeva, più tardi è
perseguitato da tormenti di altro genere.
L'ossessività
in lui cresce di attimo in attimo; dubita di qualsiasi cosa Rachel
dica o faccia, la segue, le impone di restare insieme a lui, e quando
l'imposizione non suscita nulla allora la supplica. Si inginocchia
davanti a lei, le mette le mani attorno al collo.
Oggi
vedremmo tutto questo come un comportamento da stalker, pericoloso.
Ma
in un ambiente come quello? Che sembra essere congelato in una
esistenza in cui una donna non dovrebbe chiedere di meglio che un
ottimo partito, allora cosa fare? Chi bisogna condannare? Chi dei due
è la vera vittima? Dopotutto Rachel è una donna sola, e tutto
quello che desidera realmente è di essere libera. Ma si è trovata
tra due uomini identici. Ambrose e Philip.
Questo
ci porta al tema del doppio.
Viene
ripetuto in continuazione che i due cugini si somigliano, e non solo
nell'aspetto fisico.
Uno
dei temi fondamentali del romanzo è il sospetto.
Philip
inizia a sospettare che la donna non solo abbia portato alla morte
Ambrose, ma abbia cercato di ripetere il gesto con lui. Ma ancora una
volta le prove non sono abbastanza.
Bisogna
sempre tenere presente che la lente attraverso cui noi vediamo gli
eventi è quella di Philip.
Philip
che ha avuto, nel corso della narrazione, cambiamenti d'umore quasi
catastrofici. Parte dall'odio nei confronti di una sconosciuta, odio
che si trasforma in amore e ossessione. Un amore delirante nutrito
dalla malattia, dal sospetto e dalla incapacità di decifrare
l'enigma Rachel.
Ma
basta cercare di analizzare personaggi e romanzo. Cosa ho adorato di
My Cousin Rachel?
Partiamo
dalle magnifiche
ambientazioni;
quelle inglesi e quelle italiane, entrambe hanno un peso sugli stati
d'animo del narratore. C'è la fredda Inghilterra, che sembra essere
il luogo giusto per rimanere razionali, e la bollente e mistica
Firenze, le colline di Fiesole. I ricordi di una Italia misteriosa e
lontana, che Philip non conosce e non capisce.
La
caratterizzazione
dei personaggi;
entrambi così netti, eppure sfuggenti. Servono benissimo allo scopo
della autrice, sia quelli principali che i secondari. E
poi l'introspezione
psicologica; la tensione narrativa; i dialoghi. Credo che ci sia un talento particolare, nella costruzione dei dialoghi. Sciolti e divertenti, verso la metà della narrazione, diventano parte integrante di quella tensione magistralmente costruita attorno ai personaggi.
Ammetto
di aver apprezzato questo libro in toto. Non c'è niente che non mi
sia piaciuto, e lo dico con sincerità.
Non
mi capitava da molto tempo di soffrire così, di essere così
coinvolta dagli eventi di un romanzo. Avevo preso l'abitudine, nel
corso della lettura, di aspettare con impazienza il momento in cui mi
sarei concessa un capitolo. Per poi parlarne e farmi tante domande,
perché un'altra cosa vincente, di My Cousin Rachel, è che i dubbi
del lettore procedono di pari passo con quelli di Philip.
Non
potrete fare a meno di innamorarvi almeno un poco di Rachel, oppure
di odiarla, ripetervi alcune frasi che continueranno a darvi un po'
la caccia: “ Rachel, il mio tormento.”
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