martedì 27 giugno 2017

Consigli di lettura: My Cousin Rachel by Daphne du Maurier

My Cousin Rachel
Review
by Wuthering Heights
















Ho sempre avuto l'abitudine di leggere prima un libro, e poi andare a vedere la trasposizione cinematografica che ne è seguita.
Questa volta è stato il turno del romanzo della scrittrice inglese Daphne du Maurier, col suo Mia cugina Rachele.

Avevo sentito parlare della scrittrice in questione, ma solo da pochissimo ho preso la decisione di affrontarla, e giusto ieri sera ho finito quello che considero un vero capolavoro.

Ma iniziamo riassumendo un po' di trama!

Al centro degli eventi è Philip Ashley, giovane orfano cresciuto sotto l'ala protettrice di un cugino molto più grande e da lui molto amato – Ambrose Ashley.
Ambrose è uno scapolo ed un possidente, in Cornovaglia; Philip è il suo unico erede.
La vita del ventitreenne Philip prosegue placida, fino a quando Ambrose non decide di trascorrere i suoi inverni fuori dall'Inghilterra per motivi di salute. Durante la permanenza in Italia, Ambrose conosce e si innamora di una sua lontana parente. Egli sposa la donna – Rachel – poco dopo, e non fa più ritorno a casa. Muore in circostanze misteriose, su cui si staglia la figura di questa affascinante donna per metà inglese e per metà italiana.
Philip corre a Firenze, spinto da stranissime e preoccupanti missive, ma è troppo tardi, gli viene detto che l'amato parente è morto a causa di un feroce tumore al cervello.
Poco più tardi del suo ritorno presso la tenuta inglese, Rachel stessa farà l' entrata in scena.


Mi sento di definire questo romanzo in molti modi.
Potrebbe essere un romanzo storico, benché non venga mai specificato il periodo in cui gli eventi accadono, così come non viene mai rivelato il nome della tenuta appartenente agli Ashley; potrei anche definirlo thriller psicologico. Di certo è un grande romanzo di illusioni. E anche uno studio accuratissimo sull'essere umano, non solo in quanto essere vivente, ma nella sua separazione di genere. Un romanzo sugli uomini e le loro peculiarità, le donne e le loro peculiarità particolari. E, sopratutto, su come gli uomini vedono le donne e decidono di affrontarle. In ultimo è anche un romanzo che parla d'amore, e d'ossessione. 

Philip Ashley mi ha colpito sin dall'inizio, per la chiarezza con cui viene descritto.
E' un personaggio che sembra venire da un altro mondo; ha vissuto tutta la sua esistenza circondato da soli uomini. Sua madre è morta prematuramente, tanto da non lasciargli veri ricordi che lui possa custodire; la sua tata viene cacciata da Ambrose, quando il piccolo ha solo tre anni, e tacciata di incompetenza. Tutti i domestici, presso la tenuta, sono uomini. Non c'è nemmeno una domestica. L'unico essere di sesso femminile, che Philip abbia conosciuto e frequentato, prima dell'incontro con Rachel, è la figlia del suo padrino – Louise.
Ma Louise non viene nemmeno considerata “donna”, bensì una bambina ed una creatura da cui Philip non si sente in alcun modo ne attratto.
E' un mondo misogino, quello in cui Philip è cresciuto. Ambrose ha instillato in lui una sorta di ancestrale pudore; gli ha lasciato in eredità un codice di valori che, se di primo acchito, può sembrare giusto e ammirevole, dopo una più attenta riflessione non si è certi che lo sia più.
Philip ha condotto una vita tranquilla, scandita da routine placide e da un forte attaccamento per la sua terra, quando lo incontriamo la prima volta. E' un giovane senza esperienza del mondo e delle donne; è una personalità ancora in divenire. Un ragazzo ancora immaturo.


Rachel compare agli occhi del lettore ben prima della sua vera comparsa sulla scena.
E' Philip a rappresentarla nella propria fantasia, a dipingerne decine e decine di immagini. Chi potrà mai essere quella creatura oscura? Una bugiarda e una intrigante, oppure una vedova piena di debiti? Chi è, questa donna che ha iniziato a tormentarlo sin dal suo matrimonio con Ambrose?
Sì, chi è davvero Rachel? Forse non lo sapremo mai, visto che il romanzo è raccontato dall'io narrante di Philip Ashley. Questa donna è raccontata sempre attraverso l'obbiettivo di qualcuno e mai direttamente. E sappiamo bene che l'occhio umano può essere distorto da innumerevoli complotti interiori. 
Viene descritta come una donna minuta, di mezza età ( sebbene abbia 35 anni! Solo dieci più di Philip!), e dotata di una bellezza che si svela poco a poco.
I dettagli del suo vissuto sono disseminati in tutto il romanzo; sono degli indizi che spetta al lettore saper cogliere. Viene detto che viene da una famiglia instabile, che si è sposata giovane ad un italiano che è morto in duello. Vengono dette innumerevoli cose, tessuta una trama dai fili sottilissimi.


Rachel è una donna di impulsi” è la descrizione che viene più spesso fatta nei suoi confronti.  E lei stessa si definisce così.
E' una donna abituata ad andare via quando ne ha bisogno, a cambiare aria, a cercare avventure. Uno spirito libero, in parole povere. E può una donna essere uno spirito libero, all'interno della società inglese? Bisogna pensarci un po' su.


Ma cosa vuol dire davvero, essere una donna di impulso? Io penso che questa caratterizzazione in realtà abbia un destinatario più ampio: il genere femminile.


Grande è la riflessione di Philip sulla “donna” come essere completamente diverso da lui e distante quanto potrebbe esserlo un altro pianeta dalla terra. Le donne pensano in maniera diversa da me, da noi, ripete spesso Philip nei momenti di maggiore tensione interiore. Cosa potrà mai nascondere, Rachel, dietro quel sorriso che sembra esplodere come una bolla? A me ha molto ricordato il sorriso della Gioconda. Niente di più misterioso e femminile, quindi.
E come Philip non capisce Rachel, allo stesso modo sminuisce la sua compagna di giochi dell'infanzia ( Louise). Nel corso di tutto il libro, anche mentre Philip si innamora di Rachel e ne è ossessionato, continua ad avere un giudizio poco lusinghiero su di lei e sulle donne. Su tutte le donne. Mrs Pascoe ( moglie del Vicario) è una vecchia megera; le figlie di quest'ultima sono delle sciocche ciarliere. E così via.

Sarà vero amore, quello di Philip? Oppure è solo il frutto della prima ossessione di un ragazzo verso un mondo totalmente sconosciuto, quello della femminilità?

Di certo ho trovato nel romanzo passaggi di intensità strabiliante e di tenerezza disarmante.


I remembered that in the morning, when she cried, she had rested her head against my heart. I had put my harms about her, for a moment, and laid my face against her hair. I wanted it to happen again. More than anything I had ever known. But tonight she did not cry. Tonight she did not come and rest her head against my heart. She stood there, holding my hands.
"I'm not good to you", I said; "I only want you to be happy".


In passi del genere è visibile tutto l'uomo innamorato, l'uomo devoto, e i dubbi vengono dissipati. In realtà, mentre leggevo, non ho mai dubitato che Philip fosse innamorato di questa donna.
Ma quale donna? Superata la metà del romanzo, alla creatura dolce e brillante che abbiamo conosciuto, si sostituisce, gradatamente, una ironica e fredda. Ecco che la consapevolezza di trovarsi di fronte ad una sconosciuta cresce nel giovane; e con questa consapevolezza anche la sofferenza atroce.


Raramente ho visto un personaggio soffrire tanto per amore, e non solo!


Questa grande sofferenza sembra coprire tutto, insinuarsi nel sangue oltre che nei pensieri, e far ammalare Philip sempre di più.
Se nella fase dell'innamoramento, esce da quello statico torpore che lo aveva sempre accompagnato, e diventa più acuto, predisposto a notare cose, avvenimenti anche naturali, che prima non vedeva, più tardi è perseguitato da tormenti di altro genere.
L'ossessività in lui cresce di attimo in attimo; dubita di qualsiasi cosa Rachel dica o faccia, la segue, le impone di restare insieme a lui, e quando l'imposizione non suscita nulla allora la supplica. Si inginocchia davanti a lei, le mette le mani attorno al collo.

Oggi vedremmo tutto questo come un comportamento da stalker, pericoloso.

Ma in un ambiente come quello? Che sembra essere congelato in una esistenza in cui una donna non dovrebbe chiedere di meglio che un ottimo partito, allora cosa fare? Chi bisogna condannare? Chi dei due è la vera vittima? Dopotutto Rachel è una donna sola, e tutto quello che desidera realmente è di essere libera. Ma si è trovata tra due uomini identici. Ambrose e Philip.


Questo ci porta al tema del doppio.
Viene ripetuto in continuazione che i due cugini si somigliano, e non solo nell'aspetto fisico.


Uno dei temi fondamentali del romanzo è il sospetto.
Philip inizia a sospettare che la donna non solo abbia portato alla morte Ambrose, ma abbia cercato di ripetere il gesto con lui. Ma ancora una volta le prove non sono abbastanza.
Bisogna sempre tenere presente che la lente attraverso cui noi vediamo gli eventi è quella di Philip.
Philip che ha avuto, nel corso della narrazione, cambiamenti d'umore quasi catastrofici. Parte dall'odio nei confronti di una sconosciuta, odio che si trasforma in amore e ossessione. Un amore delirante nutrito dalla malattia, dal sospetto e dalla incapacità di decifrare l'enigma Rachel.


Ma basta cercare di analizzare personaggi e romanzo. Cosa ho adorato di My Cousin Rachel?
Partiamo dalle magnifiche ambientazioni; quelle inglesi e quelle italiane, entrambe hanno un peso sugli stati d'animo del narratore. C'è la fredda Inghilterra, che sembra essere il luogo giusto per rimanere razionali, e la bollente e mistica Firenze, le colline di Fiesole. I ricordi di una Italia misteriosa e lontana, che Philip non conosce e non capisce.
La caratterizzazione dei personaggi; entrambi così netti, eppure sfuggenti. Servono benissimo allo scopo della autrice, sia quelli principali che i secondari. E poi l'introspezione psicologica; la tensione narrativa; i dialoghi. Credo che ci sia un talento particolare, nella costruzione dei dialoghi. Sciolti e divertenti, verso la metà della narrazione, diventano parte integrante di quella tensione magistralmente costruita attorno ai personaggi.


Ammetto di aver apprezzato questo libro in toto. Non c'è niente che non mi sia piaciuto, e lo dico con sincerità.
Non mi capitava da molto tempo di soffrire così, di essere così coinvolta dagli eventi di un romanzo. Avevo preso l'abitudine, nel corso della lettura, di aspettare con impazienza il momento in cui mi sarei concessa un capitolo. Per poi parlarne e farmi tante domande, perché un'altra cosa vincente, di My Cousin Rachel, è che i dubbi del lettore procedono di pari passo con quelli di Philip.


Non potrete fare a meno di innamorarvi almeno un poco di Rachel, oppure di odiarla, ripetervi alcune frasi che continueranno a darvi un po' la caccia: “ Rachel, il mio tormento.”








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