by
Wuthering Heights
L'estate
che ci siamo lasciati alle spalle è stata piena di letture, brevi e
lunghe, e oggi vi parlo
di tre libri che ho letto nel mese di Settembre.
Ad
agosto ho letto un grande classico, il preferito di molti, Il grande
Gatsby, e subito dopo ho sentito di dover continuare a conoscere
Fitzgerald.
Così
ho preso dallo scaffale Tenera
è la notte.
Pieno di spunti autobiografici,
questo bellissimo e malinconico romanzo, racconta la storia di una
coppia – Dick e Nicole. Lui, giovane psicologo di belle speranze;
lei, una paziente.
Ci sono i presupposti per una
tragedia, vero?
Leggendo ho imparato che le
tragedie, quelle più efferate, accadono senza troppi strepiti;
allontaniamoci dai teatri greci, arriviamo in Costa azzurra e a Saint
Moritz, dove i drammi familiari e individuali vivono all'interno di
uno sfondo ovattato, meraviglioso, ma effimero.
La prima parte di Tenera è la
notte sembra quasi una fiaba, e lo è. Viene ripresa tutta la magia
dello scenario, tutta la magia dei personaggi che vivono momenti di
gloria. La gloria della giovinezza, della ricchezza. Un momento che
forse non potrà ripetersi. Cancelliamo il forse.
Le pagine scorrono velocemente,
siamo avvinti e stregati. La coppia è adorata e si adora, ci viene
mostrata dall'esterno; arriva l'altra, Rosemary una giovanissima
attrice.
E poi Parigi, il set
cinematografico, il ritorno di un personaggio che avevo già trovato
ne Gli ultimi fuochi ( l'ultimo incompiuto romanzo di Fitzgerald). E'
tutto così – glamour. Oppure non lo è? Chissà. Bisogna chiedersi
cosa ci sia davvero, dietro quella patina dorata che avvolge gli
sposi.
La seconda parte del romanzo è
più complessa, calato il velo luminoso emerge il passato dei due.
Come si sono conosciuti; cosa hanno dovuto rinunciare per compiere
l'unione.
Se ci pensiamo bene, stare
insieme ad un'altra persona spesso rappresenta una operazione contro
noi stessi. E' questo che accade a Dick. Sembra che Fitzgerald voglia
dirci che se cerchiamo di allontanarci dal nostro mondo, per tentare
di raggiungerne un altro, il progetto ci si ritorcerà contro!
Un po' come è successo al nostro
amato Gatsby.
Il
sogno non è altro che una illusione; le speranze la peggiore arma
che
rivolgiamo contro noi stessi. E volere qualcosa, essere ambiziosi,
rivoluzionari, si rivela essere il peggiore calcolo e la più
irrisoria partita a poker che compiamo.
Romanzo amarissimo, ma che
conserva la bellezza malinconica di una perla, non posso che
consigliarlo a tutti gli amanti della letteratura americana e della
lettura in generale.
E
sempre di speranze, o meglio – di Grandi
Speranze,
passiamo a parlare.
Avete
mai letto Charles Dickens? Se la risposta è sì, ne sono felice; in
caso contrario, come potrei io riassumere in qualche riga la
meraviglia assoluta che
è
calarsi nelle sue storie?
In
Opere
( I Meridiani Mondadori, Milano 1995, pp. 1020 – 1043 ) Giuseppe
Tomasi di Lampedusa scrisse che ogni artista è creatore di uomini,
ma alcuni di essi hanno avuto in dono la facoltà di creare dei
mondi. E cita Omero, Shakespeare, Cervantes, Austen, Fielding,
Ariosto, Balzac, Manzoni, Tolstoj, Proust. “Alcuni
di questi mondi sono sconfinati, quelli di Tolstoj e Balzac; altri
minuscoli, quelli della Austen e di Proust. Tutti gonfi di linfa
vitale, tutti immortali.” e
poi la parte che ci interessa di più: “Dickens
è uno dei più insigni creatori di mondi.”
Per riallacciarmi a quello che
dicevo poco sopra, cosa significa leggere Dickens?
Ci sono libri che ti lasciano
entrare nella storia, ma tu lettore sai che rimarrai sempre un po'
lontano e discosto dagli eventi.
Non è così che succede con le
opere del signor Dickens. Certo, potreste obiettare che molto
dipende anche dal desiderio che un lettore ha di avvicinarsi ad esse,
ma io sostengo un'altra cosa: aprite un libro – in questo caso
Grandi Speranze – e il libro farà tutto da solo.
Non è magia, anche se potrebbe
sembrare così.
Sì viene semplicemente avvolti
dal “mondo” di cui parlava Tomasi di Lampedusa.
Dickens è noto per essere il
grande scrittore di Londra. Non è solo lui ad appartenere a Londra,
ma Londra gli appartiene. E ne ha fatto un luogo misterioso, ma allo
stesso modo pulsante di brutalità e al contempo di meraviglie.
Famosi sono i vicoli oscuri della
città, le figure sporche e rozze che vi si nascondono, così come le
campagne, le diligenze. E poi i personaggi resi celebri, immortali
resoconti umani di persone che anche oggi, nonostante tutto, potremmo
riconoscere attorno a noi. Famosi sono gli incipit. ( Vogliamo
parlare dell'incipit di Una storia tra due città? )
Grandi Speranze è la storia di
Pip.
“ Il mio cognome è Pirrip, e il mio nome di battesimo è Philip, ma dato che da bambino non riuscivo mai a pronunciarli correttamente insieme, dai due nomi ne ricavai uno solo meno lungo e più semplice: Pip. Così mi chiamai Pip, e finii con l'essere chiamato Pip da tutti e per sempre.”
La storia, narrata in prima
persona dal protagonista stesso – e questo provoca un gradevole
effetto di vicinanza – inizia quando il giovane Pip è ancora in
tenera età.
Il ritmo scorrevole, armonioso e
incalzante della narrazione, induce a continuare subito. In un
battibaleno si sono lette ottanta pagine.
E così si fa la conoscenza della
terribile pittoresca sorella di Pip, la signora Gargery, e del di lei
marito – Joe.
Da
subito si
gode della piacevole ironia che permea tutto il romanzo. Una ironia
che va di pari passo con l'inesplicabile dramma di alcune situazioni:
la signora Gargery è solita picchiare fratello e marito con una
frusta chiamata “solletico”!
Bellissimo romanzo di formazione;
oltre a questa paterna ironia da parte dell'autore contiene una
evidente funzione pedagogica che verrà svelata in toto alla fine del
romanzo.
Il giovane Pip, orfano adottato
dalla sorella maggiore e dal marito, ha davanti a se un'esistenza di
fatica nell'officina di Joe, nella polverosa e lontana campagna –
periferia di Londra. Questa vita, col passare degli anni, diverrà ai
suoi occhi una sempre più grigia prospettiva, sopratutto quando
all'orizzonte comparirà Estella.
E'
proprio il contatto con un mondo diverso dal suo, nella casa della
tutrice di Estella, a cambiare il cuore di Pip e a renderlo infelice.
Questo incontro ha la funzione di risvegliarlo dalle sue ingenue
felicità infantili, metterlo di fronte al fatto compiuto. Spezzargli
il cuore. Fino
a quando un evento inaspettato non cambierà la sua sorte.
“ – Ho
ordine di comunicargli – disse il signor Jaggers, puntandomi contro
il dito – che una cospicua fortuna lo attende. Inoltre che è
desiderio dell'attuale proprietario di questa fortuna, che sia
immediatamente rimosso dal suo attuale ambiente e da questo posto, e
che sia allevato come si conviene a un gentiluomo, in una parola come
si conviene a un giovane 'di grandi speranze.'
– ”
Pip parte per Londra, lasciando
dietro di se Joe – l'amico e compagno sincero – e continuando ad
alimentare dentro il cuore la speranza che Estella gli sia stata
addirittura destinata.
C'è un piccolo filo conduttore
tra il libro di Fitzgerald e questo, entrambi parlano di speranze.
Ma se per i protagonisti di
Tenera è la notte, tutto si rivelerà deleterio, io ho considerato
Grandi Speranze un romanzo con un finale positivo.
E contiene anche la più bella
dichiarazione d'amore di sempre, dichiarazione che devo assolutamente
riportare in questo articolo. Leggetela e rileggetela!
“ Dimenticata?
Tu sei parte della mia esistenza, parte di me stesso. Sei stata in
ogni parola che ho letto, da quando per la prima volta sono venuto
qui, bambino scarmigliato e semplice, il cui povero cuore hai ferito
anche allora. Tu eri dappertutto; facevi parte delle bellezze che la
natura mi offriva: eri nel fiume, nelle vele dei bastimenti, nelle
nuvole, nella luce, nell'oscurità, nel vento, nei boschi, nel mare,
nelle strade. Sei stata l'incarnazione di ogni dolce fantasia cullata
dalla mia mente. Le pietre con le quali sono stati costruiti i più
solidi edifici di Londra, non sono più reali e meno indistruttibili
delle tue mani, di quello che non siano e non saranno la tua presenza
e il tuo influsso su di me, qui e dovunque, ora e sempre. Estella,
fino all'ultima ora della mia vita, tu non puoi che rimanere parte
della mia anima, parte di quel po' di bene che è in me, e di tutto
il male.”
Il romanzo segue un ritmo
ciclico, non perde mai un colpo.
Ho iniziato a leggere Dickens con
Canto di Natale, poi ho letto Una storia tra due città, e adesso c'è
stato Grandi Speranze. Ve lo consiglio per la vivida bellezza dei
personaggi, e perché chi potrebbe negare di avere avuto – o di
avere – delle speranze? Lasciatevi cullare dalla sapiente maestria
di Charles Dickens, entrate nel suo mondo.
Concludo
i miei pensieri su Grandi Speranze, e continuo con il terzo e ultimo
libro di cui vi parlo oggi. Si tratta di una uscita proprio del mese
di settembre, Lincoln
nel Bardo.
L'autore, George Saunders, è
molto famoso per aver scritto varie raccolte di racconti grazie alle
quali si è aggiudicato parecchi premi. Questo è stato il primo
romanzo.
La storia è una delle mie
passioni; amo scoprire personaggi storici nuovi, addentrarmi nelle
loro vite per quanto possibile è sempre piacevole. La figura del
Presidente Lincoln mi ha sempre affascinata troppo, ecco perché ho
aspettato trepidante la pubblicazione di Lincoln nel Bardo.
Se ne parlava come bestseller del
New York Times, poi è entrato anche tra i finalisti del Man Booker
Prize di quest'anno! E la copertina dell'editore Feltrinelli? Un
capolavoro assoluto stampato su una tonalità di blue che io amo. Ma
bando ai venali commenti sull'estetica del prodotto, andiamo avanti a
parlare dell'opera.
Vi dirò, mi aspettavo tutt'altra
cosa ma con questo non sto per esprimere un giudizio negativo.
Leggere molto significa anche
imparare ad apprezzare stili nuovi, sperimentali, freschi. E' il caso
di Lincoln nel Bardo.
Il
libro racconta un episodio molto doloroso della vita di Abraham
Lincoln, e cioè la morte del figlio prediletto Willie. Al contempo,
sulle spalle del Presidente si stava riversando la sanguinosa guerra
civile. Un uomo, anche se Presidente, può avere la forza di
affrontare un tale peso?
La narrazione, come accennavo, è
davvero particolare.
Il libro è costituito da un
intercalare di ciò che succede nel mondo reale – ove Lincoln deve
affrontare la morte del bambino e l'inasprirsi della situazione
politica del paese – e quello che accade, invece, in una sorta di
limbo dove Willie si ritrova dopo la morte.
Il Bardo del titolo ( che io
avevo erroneamente collegato a Shakespeare prima di leggere! ) è
relativo al Libro tibetano dei morti. Si tratta di una tradizione
che allude proprio ad uno stadio intermedio, una anticamera in cui
gli spiriti sono intrappolati tra la vita e la morte.
Suggestivo! Sono rimasta
impressionata e commossa.
Il libro, in realtà, questa
storia, è di una dolcezza commovente. Di grande umanità. Una
lettura che tocca le corde più sensibili di noi.
L'autore è stato davvero
encomiabile nel raccontare due tipi molto diversi di sofferenza;
quella che gli umani purtroppo provano di continuo, vedersi strappare
chi amano di più da qualcosa che conoscono ma che non capiscono
appieno – la morte. E poi ha indagato la sofferenza che nessuno di
noi conosce, ma che in qualche modo possiamo immaginare. Su cui
possiamo fantasticare. Uomini donne e bambini che si ritrovano
dall'altra parte, bloccati. Incapaci di andare avanti. Inconsapevoli
e – malati, in un certo senso.
Proprio la parola “malattia”
è quella che gli spiriti utilizzano, quando parlano del proprio
stato.
Incapaci di riconoscere che sono
morti, continuano a riversare su se stessi questa menzogna profonda.
Sono malati, i loro corpi stanno nella “cassa da malato.”
Ci vuole davvero molta forza per
andare avanti, forza che loro non hanno.
E così il lettore scivola in
questo limbo nebbioso, dove appaiono spesso misteriose figure
angeliche e demoniache, per poi essere riaccompagnato nel bel mezzo
della vita anche più dolorosa di Lincoln.
Ho trovato molto interessante che
gli avvenimenti umani fossero raccontati tramite citazioni
provenienti da fonti.
In questo modo le azioni del
Presidente, pur viste attraverso una sorta di lente di ingrandimento,
risultano precise e dirette.
Quello che accade nel limbo,
invece, viene raccontato dagli spiriti stessi. Quindi Willie, Hans
Vollman, Roger Bevins, il Reverendo Everly Thomas. E così via.
I racconti di questi uomini e
donne che furono è sempre struggente, a volte ammantati di feroce
ironia e dolore. E anche speranza. Sì, in alcuni punti del libro ho
visto moltissima speranza. Voglia di lottare. Paura.
Il mio pensiero su Lincoln nel
Bardo è senz'altro positivo; mi ha piacevolmente ricordato un opera
che ho apprezzato parecchio tempo fa: Antologia di Spoon River. E mi
ha anche riportato alla mente suggestioni affascinanti, le festività
dei morti in Messico e, perché no? Mi ha ricordato La divina
commedia.
Vi lascio con due citazioni
tratte da un capitolo del libro; si tratta della descrizione del
volto di Abraham Lincoln, descrizione a cui era dedicata tutto il
capitolo e che ho trovato di una bellezza profonda:
“ Oh,
il patos di quel volto! Emaciato, solcato da tratti d'indicibile
tristezza, con un'espressione solitaria, come se il dolore e
l'amarezza profondi di quell'anima fossero inattingibili all'umana
comprensione. Me ne andai con l'impressione di aver visto non tanto
il Presidente degli Stati Uniti quanto l'uomo più triste del mondo.”
“ Non mi è mai parso
brutto, perché il suo volto, che irradiava gentilezza e benevolenza
verso l'umanità, recava l'impronta della bellezza intellettuale.”
Anche Lincoln nel Bardo, tirando
le somme, mi è sembrato un libro che parla di speranze.
In fin dei conti, nel mese di
settembre, le mie letture più belle hanno avuto un filo conduttore.
Ciao Giada. Ho letto Tenera è la notte qualche anno fa e ricordo una sensazione di rarefazione e malinconia. Fitzgerald è molto abile nel raccontare un mondo che gradualmente scompare. Per chi ama Fitzgerald è da non perdere, anche perché è uno dei suoi libri più autobiografici.
RispondiEliminaGrandi speranze non l'ho ancora letto, ma spero di farlo presto.
Grandi speranze è meraviglioso, te lo consiglio vivamente Alessandra!
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