martedì 17 luglio 2018

La famiglia Aubrey di Rebecca West: recensione


La famiglia Aubrey
Review by Wuthering Heights











Oggi vi parlo della mia ultimissima lettura, La famiglia Aubrey di Rebecca West uscito proprio nel mese di luglio per la casa editrice Fazi. Il volume è il primo di una trilogia.

Da qualche anno ho sviluppato un saldo interesse per le saghe familiari. Partendo dai classici come I viceré e I Buddenbrook sono arrivata più recentemente alle opere di Elizabeth Jane Howard ( La saga dei Cazalet: meraviglia pura! )


La famiglia Aubrey è un concentrato di elementi che mi piace trovare in un buon romanzo. 
Innanzitutto è ambientato alla fine dell’epoca Vittoriana; l’oggetto della narrazione è una intera famiglia; l’ambientazione che fa da sfondo alle vicende è la campagna, poi Londra. 
Il libro, poi, è un big book. Più di cinquecento pagine di flusso di coscienza, malinconia, introspezione psicologica, vicende dolce e amare che da un lato accarezzano e dall’altro pungono.


Gli Aubrey sono una famiglia particolare, Clare Aubrey è una pianista che si è ritirata troppo presto dalle scene; Piers Aubrey è uno scrittore e giornalista che definire “problematico” sarebbe un eufemismo. I loro figli, Cordelia, Rose, Mary e Richard Quin osservano il mondo con attenzione memorabile. 
Gli eventi sono raccontati da Rose, in prima persona, ed è attraverso i suoi occhi che vediamo e ascoltiamo tutto quanto.

Se vi aspettate rivolgimenti di trama mirabolanti, azione e avventure, questo libro probabilmente potrebbe deludervi. Più che di azione La famiglia Aubrey parla di sentimenti, del mondo interiore dei protagonisti e di ciò che viene spesso taciuto in ambito familiare. La delicatezza di una menzogna detta per amore, tanto per capirci.


In quanto alla prosa di Rebecca West, scrittrice dalla vita avventurosa, amica di Virginia Woolf, posso dire di essere rimasta incantata.


Per rendere meglio l’idea faccio un paragone partendo da un presupposto.


La mamma dei giovani Aubrey, Clare, è una vera musicista e ha insegnato l’arte ai suoi figli. La musica permea l’intera storia come se scorresse tra le pagine; scorre tra i personaggi fino a che si intrufola persino nella mente del lettore. 



La prosa di Rebecca West è appunto musicale, morbida, capace di dipingere a pennellate eleganti e amorevoli ogni giornata dei piccoli Aubrey. Che sia una giornata di piaceri o dolori poco importa, perché la qualità di questa prosa riuscirà ad elevare il momento.



Per questo penso che La famiglia Aubrey sia un romanzo prezioso, una perla sopratutto per la prosa e poi anche per l’adorabile vivacità dei personaggi.


Ci sono Rose e Mary, che promettono di far rivivere il talento della loro madre, e Cordelia, la sorella maggiore, dolorosamente priva di quel talento tanto tanto necessario. E infine Richard Quin, che Rebecca West riesce a farti adorare dal suo primo vanitoso battito di ciglia da bimbo.


Le descrizioni coloratissime riescono a fermare l’attimo. Immaginate di entrare in un museo e di aver guardato il pavimento, o il soffitto, poi di sollevare gli occhi e notare un Monet. Quei colori delicati, pastello, i contorni un po’ sfuggenti. Eppure sembra che in quel quadro sia stato riesumato un attimo perfetto. Così sono alcune delle descrizioni che Rebecca West fa dei personaggi. Una idea che si illumina all’improvviso, nell’osservare il volto di un personaggio; la consapevolezza della bellezza che fiorisce.


E’ stato descritto come il romanzo di una famiglia speciale, ma non aspettatevi solo fasti e gioie. Come in ogni famiglia, anche in quella degli Aubrey ci sono dolori - e anche molto intensi. Leggetelo anche per questo, perché sarebbe inutile desiderare una narrazione che usi solo tinte pastello e mai sfumature più scure. Ci sono momenti in bianco e nero, nel romanzo, ma sono sempre sollecitati da quel sottofondo musicale di cui parlavo prima.


Ho parlato solo di lati positivi, ma sinceramente non sono riuscita a trovare qualcosa che non mi piacesse. Segnalo come positiva anche la full immersion nella vita sociale e domestica inglese; come anche nella Saga dei Cazalet molti particolari riguardanti la casa e le abitudini sono curati e precisi. Nel caso della Famiglia Aubrey però è come vedere attraverso una lente di ingrandimento, i particolari risaltano molto di più e forse il motivo è relativo alla differente classe sociale. I Cazalet sono una famiglia abbiente, gli Aubrey lottano in continuazione contro la povertà. 



Il punto forte del romanzo, infine, è secondo me la dichiarazione d’amore all’arte in quanto arte. Penso che cuore pulsante del libro, in questo senso, sia proprio Clare Aubrey, una donna capace di frasi come questa: “ Ma l’arte è tanto più reale della vita. O meglio, una certa arte è molto più reale di una certa vita.” 
E per arte lei intendeva non solo la musica, ma anche la scrittura. La considero un personaggio davvero meraviglioso per ciò che incarna, e anche molto ben fatto. 


Per tutti i motivi elencati e forse anche perché io ho sempre amato gli autori inglesi ( Rebecca West è stata una nuova scoperta, ne sono molto felice! ) vi consiglio di leggere senz’altro La famiglia Aubrey e di godervelo con lentezza. Lasciatevi trasportare dalle serate vicino al caminetto a mangiare castagne, dal ritmo fluido di una prosa elegante come una sonata.





1 commento:

  1. Adoro i romanzi ambientati nell'epoca Vittoriana!
    Non è necessario che ci siano azione o grandi colpi di scena. Alcuni scrittori sono talmente abili che non conta cosa avviene ma come lo descrivono.
    Mi attira la musicalità della prosa di cui parli, perciò questo libro lo dovrò leggere al più presto.

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