giovedì 2 maggio 2019

Il guardiano della collina dei ciliegi, Franco Faggiani: recensione


Il guardiano della collina dei Ciliegi
Franco Faggiani
Recensione






Esce oggi, per Fazi editore, il secondo romanzo di Franco Faggiani ( autore di La manutenzione dei sensi, Fazi editore 2018 ) Il guardiano della collina dei ciliegi

"Il guardiano della collina dei ciliegi, ispirato a una storia vera, ripercorre le vicende di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico che, dopo una serie di vicissitudini e incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi. Nato a Tamana, nel Sud del Giappone, Shizo venne notato giovanissimo per l’estrema abilità nella corsa. Grazie al sostegno dell’Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, futuro fondatore del judo, Shizo ebbe modo di partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912 dove l’imperatore alla guida del paese, desideroso di rinforzare i rapporti diplomatici con l’Occidente, inviò per la prima volta una delegazione di atleti. Dopo un movimentato e quasi interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma, Shizo, già dato come favorito e in buona posizione nella maratona, a meno di sette chilometri dal traguardo, mancò il suo obiettivo e, per ragioni misteriose anche a se stesso, sparì nel nulla dandosi alla fuga."

Caratteristiche principali del libro sono la delicatezza della storia e la profonda pace che riesce ad ispirare durante la lettura. Non bisogna essere esperti di letteratura giapponese per rendersi conto di quanto l'autore abbia saputo avvicinarsi, con sensibilità e interesse, alla cultura orientale. Tramite una prosa scorrevole, poetica, ha saputo creare una atmosfera delicatissima in cui è bello perdersi.

Il protagonista di questa storia, peraltro veramente esistito, è prima di tutto un uomo amante della natura. La sua infanzia e la sua adolescenza le ha trascorse in contatto diretto con le foreste, le spiagge, gli alberi. Questo contatto lo ha mantenuto vivo e lo ha formato, educato, come potrebbe fare un percorso di studi. O anche meglio. 
Ma Shizo Kanakuri è anche un'atleta; viene spinto ad esserlo formalmente dalla posizione di suo padre, nell'ambito dell'impero, e dall'imperatore stesso che un giorno lo convoca. Sono tutti a conoscenza delle sue eccezionali abilità nella corsa.
Il giovane è intimidito, persino perplesso: lui sa di essere innanzitutto una persona a cui piace correre. Niente di più.

Partendo da queste premesse arriviamo al tema principale del libro: l'onore, la perdita dell'onore e la sua riconquista.

"Le scelte, più che le imposizioni, prevedono sempre dei compromessi, dei patti che poi vanno rispettati con onore."

Shizo infatti abbandona la gara olimpica e scompare nel nulla, lasciandosi dietro qualsiasi rapporto umano. Da questo momento in poi una serie di avventure, l'arrivo alla collina dei ciliegi che da il titolo al libro.

Perché abbandonare un traguardo a pochissimo dal suo raggiungimento? 
A volte la vita prende strade diverse; è capace di guidare le persone in modi inaspettati. 
E' così che il protagonista di Il guardiano della collina dei ciliegi non torna più alla casa da cui proviene, ma si dirige in uno dei luoghi più freddi del Giappone. Li diviene il custode di una collina di ciliegi, si ricongiunge alla terra che per lui è stata madre e padre più dei suoi stessi genitori.

Ho trovato bellissimo e poetico il modo in cui viene raccontato il rapporto con la natura; in una epoca come la nostra abbiamo bisogno di ricongiungerci alla terra più che mai, imparare ancora ad ascoltarla e a lasciarci curare da essa. Per questi motivi la storia, insieme alla prosa delicata e poetica, sono una vera ispirazione per avvicinarsi ancora ad un mondo che ci appartiene ma che abbiamo abbandonato da tempo.

 « Quella è la tua collina, Kahida-san, ma ti conviene affinare lo sguardo». Rise di nuovo, questa volta con più gusto, e io non ne capii il motivo.
Lo scoprii circa mezz'ora dopo, quando arrivammo al centro della valle sottostante il colle. Con stupore immenso, in estasi, quasi, perché quella coltre bianca che ammantava la collina non era neve. Erano milioni, miliardi di fiori di yamazakura appena sbocciati.






























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