martedì 11 giugno 2019

Febbre, Jonathan Bazzi


Febbre
Jonathan Bazzi
Recensione











Fandango libri pubblica ottimi memoir; sono scelte piene di carattere, innovative e intense. 
Come Cattiva, di Miriam Gurba, che ho letto pochi mesi fa, anche Febbre, uscita più recente, mi ha colpito molto.

Febbre è un esordio letterario di cui si è parlato molto sui social; la copertina, con quei due occhi che piangono lacrime di sangue, si è vista ovunque. E' difficile dimenticarla. Lo stesso vale per i contenuti.

Nel libro si parla di omosessualità, HIV, dello stigma che ancora rappresentano entrambi. Sessualità e malattia. I due temi sono trattati in modo coraggioso, diretto, senza filtri. Sarebbe difficile non apprezzare una penna così sincera come quella di questo giovane autore.

Febbre però non mi ha colpito solo per questo; la persona che viene raccontata nel libro non è definita soltanto dalla sua malattia, si tratta di un ritratto a tutto tondo.
Si parla di una persona, con tutte le sue debolezze e i suoi atti di coraggio.
Il racconto procede su due fronti: viaggiamo nel passato, leggendo del piccolo Jonathan che abita a Rozzano ( Rozzangeles), e nel presente. In questo modo ciò che il protagonista era, e quello che è diventato, si intersecano creando una narrazione molto coinvolgente. Da questo punto di vista sono rimasta davvero incollata alle pagine, finendo il libro in due giorni. Un blogger inglese direbbe che il libro è un page turner. 

Lo stile di scrittura è piacevole, scorrevole direi, e mi è sembrato di leggere una poesia. Anzi, a volte alcune parti del libro brillano così tanto di dolore, sincerità, da assomigliare ad una strofa rap. Il rap può non piacere, ma attira che lo si voglia o no ed è sincero. Ha una forza ipnotica che ti rimane nelle orecchie per parecchio tempo.

Quali sono state la parti che più mi hanno assorbita? 

I racconti della difficoltà di Jonathan a uscire dalla sua timidezza imperante, dalla sua difficoltà di comunicazione, li ho sentiti molto vicini. Viviamo in una società in cui comunicare è tutto, eppure non è sempre facile farlo. Preferiamo spesso usare le chat, internet, perché tutto diventa più semplice e immediato. Tramite chat è facile cancellare i momenti di buio e silenzio, gli errori, che potrebbero costringere ad arrossire oppure a desiderare di sparire nella profondità della terra. 
Mi sono ritrovata in questo, e quando si trae conforto da un libro allora vuol dire che quel libro ha fatto il suo lavoro. E anche più. E' stato un compagno.

Penso sinceramente che un libro del genere vada appoggiato, anche perché può aiutare a conoscere una realtà che le persone non vedono o che preferiscono non vedere. Ci sono alcune righe in cui l'autore racconta del virus HIV come se fosse una entità che viaggia, che ha viaggiato nel tempo, di persona in persona, luogo in luogo, e per me è stato davvero illuminante vedere la cosa sotto questo punto di vista. Non ci avevo mai pensato. A quante cose non pensiamo mai? 

Ci accorgiamo che un libro è valido anche quando riesce non solo a insegnare, ma proprio ad accendere una lampadina in noi. La letteratura è questo, per me, una sorta di illuminazione istantanea interiore. 

Ho anche trovato brillante la rappresentazione di Rozzano, città vicino Milano e in parte anche protagonista di Febbre, dove Jonathan Bazzi ha vissuto gran parte della sua esistenza. Questo luogo che viene definito come simile ad una cittadina del sud, per via di alcune carenze, ma priva del clima caldo e della luce, è per il protagonista quasi un dissennatore ( Harry Potter docet. ) Non solo risucchia tutta la luce, come una grande voragine appunto, un buco nero, ma è impossibile da cancellare. Il luogo di origine rimane tatuato al centro del petto, ed è impossibile dimenticare che esiste o farlo dimenticare agli altri. Io conoscevo l'esistenza di questa città per via dei racconti di uno zio che negli anni ottanta andò a viverci. Ho ritrovato la cupezza di quei racconti in Febbre e l'ho apprezzato.

Febbre però, nonostante le tematiche forti, non è un libro cupo. 
C'è ironia, dolcezza, amore. C'è vita.
















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