sabato 27 luglio 2019

Preghiera per Černobyl: recensione




Preghiera per Černobyl
Recensione












"Una vecchietta cercava di vendere del latte, ma nessuno lo voleva. 'Non abbiate paura' implorava i compratori, 'la mucca non la porto nei campi, le porto io l'erba ogni giorno.' Durante una trasferta fuori città ho visto balenare sul ciglio della strada due strani spaventapasseri: una vacca, completamente fasciata in un telo di plastica, che brucava l'erba, e accanto una vecchia contadina, anche lei avvolta nella plastica.
 Non sapevo se ridere o piangere."




E' difficile definire un libro come Preghiera per Černobyl senza voler cambiare idea tante volte e tornare indietro, per ridefinire, ritrattare o aggiungere.
Se vogliamo dargli una etichetta, rientra nella categoria della saggistica. Ma definirlo un semplice "saggio" sarebbe, secondo me, come sminuirlo.
Per comprendere meglio si può fare affidamento sul titolo. 



Il libro è un saggio potentissimo, ma anche una potentissima preghiera.

Dopo una breve introduzione da parte della autrice, inizia questa raccolta di esperienze. Sono ricordi di persone che hanno vissuto, chi più e chi meno, la catastrofe avvenuta nel 1986.
L'autrice ha intervistato queste persone, viaggiando per anni, e ha ottenuto di trasportare la voce di uomini donne e bambini su carta.

Tante volte ho pensato che un libro del genere potrebbe essere adattato al teatro; ho immaginato uno ad uno questi testimoni, seduti nel buio, su una sedia, circondati da ascoltatori.

E' l'effetto che Preghiera per Černobyl ha avuto su di me.

Con grande saggezza, e secondo me con delicatezza estrema, Svetlana Aleksievic, premio Nobel per la letteratura 2015, è riuscita a trasmettere ricordi, pensieri, terrori mettendo se stessa da parte. Si è messa dietro il sipario.
Lo scrittore è l'ascoltatore per eccellenza, e questo libro ne è la prova.

Le persone intervistate sono tra le più umili, a volte; altre volte troviamo testimonianze di medici, fisici nucleari, membri dell'intellighenzia, bambini, nonne.

Non ci sono racconti meno o più preziosi di altri, ma tutti quanti convergono verso una domanda principale: "A cosa serve tutta questa sofferenza?"
Il ritratto di Černobyl, del disastro, diventa anche un grande ritratto dell'uomo e della sua anima.
Se vogliamo, anche un ritratto dello spirito slavo. Si sente molto quel "noi" riecheggiare nei discorsi degli intervistati. Il sacrificio che quel noi era disposto a compiere, che effettivamente ha compiuto.

Il libro saggio - preghiera è anche un monumento commovente all'amore.

Si apre con il racconto di una donna che ha perso il marito e si chiude col racconto di una donna che ha perso anche lei l'amatissimo marito.

L'amore è uno dei fili conduttori del libro; è una delle potenti facciate della verità, quanto lo sono la morte, la sofferenza e la loro inevitabilità.

Se è difficile definire il libro senza dilungarsi, è anche difficile mettervi un punto fermo e voltare pagina. Per me è difficile, adesso, riporlo sullo scaffale.
Si tratta di uno di quei libri la cui capacità di entrare nei pensieri è sorprendente, che dilaga all'interno della mente.
Una sorta di marea che genera per forza cambiamento.

Sarebbe bello che Preghiera per Černobyl fosse letto nelle scuole. E non solo per parlare della catastrofe in se, ma per parlare dell'uomo, di resilienza, di vita. 

Adesso posso rispondere a quella strana domanda che fa: "Se dovessi consigliare un libro ad un alieno che non conosce niente dell'umanità, quale sceglieresti"? 




1 commento:

  1. Bellissima recensione! Mi piace molto l'idea dell'adattamento teatrale, hai reso perfettamente le emozioni e le conseguenti riflessioni che nascono dalla lettura di questo saggio :)

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