martedì 12 maggio 2020

Cult della fantascienza: Dune



Dune, Frank Herbert
Recensione







Dune, dello scrittore americano Frank Herbert,è considerato uno dei massimi capolavori della fantascienza e dal 1965, anno in cui è stato pubblicato per la prima volta, ha avuto il tempo di diventare un cult insostituibile da cui David Linch ha tratto un film nel 1984 e che nel 2020 vedrà un’altra trasposizione cinematografica.

Ma cos’è Dune e perché è così speciale? F. Herbert ebbe l’idea per il suo romanzo durante un viaggio intrapreso per conto di un giornale.  Scriveva infatti per testate giornalistiche. Recatosi in un luogo arido e desertico, iniziò a interessarsi a questo tipo di clima tanto da avere l’intuizione per quello che sarebbe diventato non solo un romanzo ma un ciclo. Dune è il primo libro di una serie di romanzi, sei in totale, scritti tra il 1965 e il 1985.
Per informarsi bene lesse oltre cento tra libri e articoli sul tema del deserto e della vita umana in un ecosistema tale. 

Dune, che da il titolo al primo romanzo del ciclo, non è altro che un pianeta – Arrakis. La particolarità del pianeta è appunto di essere desertico, sabbioso, particolarmente duro per la sopravvivenza umana. Il pianeta è anche famoso nell’universo perché tra le sue sabbie si sviluppa una “spezia” chiamata Melange, pregiata tanto da avere costi altissimi e da essere ricercata ovunque. Questa spezia, se introdotta senza interruzioni, permette una lunghissima vita, superiore ad ogni aspettativa, e anche la capacità della preveggenza. Tra le sabbie di Dune, inoltre, prosperano dei mostri di grandezza spaventosa: i vermi, i quali divorano tutto ciò che trovano.

Il romanzo si apre con una svolta che segnerà la vita di Dune: la casa degli Harkonnen verrà sostituita, per ordine imperiale, dalla casa degli Atreides – sua nemica. A questo punto veniamo a sapere chi sono queste due case; si scopre che gli Harkonnen sono i crudeli e gli Atreides i buoni. Il che può sembrare riduttivo, in un certo senso, ma d’altronde la lotta tra bene e male è uno dei temi del romanzo. 

Al centro della narrazione c’è l’erede della casa Atreides, Paul Atreides, un ragazzo di quindici anni addestrato sin dalla più tenera età a prendere il posto del padre. E non solo. Il ragazzo è al centro di una profezia, secondo la quale diverrà una sorta di Messia destinato a fare grandi cose non solo per il pianeta ma per l’universo.

Potrei facilmente indulgere nel raccontare tutta la trama, ma preferisco spiegare alcuni tra i punti che ho trovato interessantissimi. 
Il romanzo ha tante chiavi di lettura, ma quella più mi ha affascinato è stata l’aurea mistica che lo permea.


Frank Herbert ha donato all’universo di Arrakis una fenomenologia meravigliosamente costruita, una storia delle religioni, personalità appartenenti a gruppi potenti quali le Bene Gesserit una antica scuola di addestramento mentale e fisico. La madre di Paul, Lady Jessica, è infatti una Bene Gesserit, abile nel governare istinti mentali e fisici relativi a se stessa e a chi le sta intorno con l’uso della voce.
La descrizione delle facoltà psicosomatiche di questa sorta di “sacerdotesse in abito civile” è accuratissima. 
Così come accurata è la descrizione e l’accorpamento, nella trama, di altre entità importanti quali la Gilda spaziale, la CHOAM, le casate nobili maggiori e minori, ed una serie di realtà a cui si lega un linguaggio variato, che spazia dalle abitudini domestiche a quelle guerriere e religiose. 
Dune si può leggere quindi come un romanzo che racconta del misticismo, della religione che, nonostante gli avvenimenti narrati siano molto in là nel futuro rispetto a noi, è dimostrato rimanga sempre una parta importante nella vita degli uomini. Ovunque essi siano nell’universo, nonostante abbiano imparato a spostarsi nello spazio. 


Ma Dune è anche una saga familiare, ed è un manifesto ecologista molto potente. E’ raccontato il disegno di coloro che desiderano popolare il pianeta con piante, animali, foreste, e soprattutto della cosa che manca di più: l’acqua. Non piove su Dune, non ci sono laghi ne mari ne fiumi, e il popolo nativo, quello dei Fremen, usa parlare di “spreco di umidità” per quanto concerne l’utilizzo improprio delle poche risorse acquifere. Il che ci porta ad un altro tema importante, quello delle popolazioni dell’universo creato da F. Herbert. 
Fremen, che potremmo considerare come dei nomadi del deserto, uomini accortissimi, intelligenti, abili combattenti, sono la popolazione che vedremo più spesso all’interno del romanzo. Infatti la narrazione, eccetto un primo momento in cui si parla del pianeta nativo degli Atreides, e brevi incursioni presso gli Harkonnen, è incentrata quasi sempre su Dune/Arrakis. 


Un’altra particolarità molto importante del romanzo è la lotta per il potere, rappresentata nel suo modo più volgare dal Barone Harkonnen, uomo spregiudicato, violento, lussurioso.
La lotta per il potere comporta un gioco molto sottile di astuzie, diplomazia, attacchi, intrighi politici che non hanno mai termine. Una spirale infinita, molto interessante, in cui solo chi riesce a vedere più lontano potrà avere la meglio. 
Per tentare la vittoria sugli altri e ottenere il potere, le case nobili più importanti, tra cui gli Harkonnen e gli Atreides, utilizzano delle figure dalla mente acuminata e calcolatrice: i Mentat, assassini, consiglieri, uomini che vengono addestrati appositamente allo scopo di servire i loro padroni nella lotta per il potere.


Spero che questa breve introduzione a Dune vi sia stata utile. Appunto perché molto ben congegnato, pensato e strutturato, non è facile rendere giustizia alle sue sottigliezze e bisognerebbe leggere tutto il ciclo prima di scriverne bene. Ma io volevo davvero esprimere il mio apprezzamento per quella che è stata una grande scoperta.
Non posso che consigliarvi la lettura di un vero cult che è invecchiato benissimo e che rimane di ispirazione per il mondo della fantascienza. 

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